Signor Presidente della Camera, signor Vice Ministro Mauri, sottosegretario Giorgis, onorevoli colleghi, oggi non è una giornata importante tanto per il Partito Democratico o per il nostro consenso, lo è per la difesa dei valori civili e morali e dei diritti civili e umani nel nostro PaeseLo dico non perché sia una vittoria di una parte contro un'altra parte, non è questo il modo in cui noi facciamo politica, anzi sarà l'età, ma io penso che la legittimazione comune sia l'unica strada per avere cura della nostra democrazia, mentre la delegittimazione dell'avversario, come ho sentito poc'anzi dall'ultimo intervento dell'onorevole collega Prisco e da molti altri in queste settimane e come mostra per esempio a livello internazionale la recente vicenda degli Stati Uniti, mette a rischio le stesse istituzioni della democrazia. E' nelle ore più buie della nostra Repubblica che la legittimazione vicendevole tra forze politiche democratiche, prima molto distanti, ci ha fatto scalare le montagne più difficili della nostra storia. E' bene che se lo ricordi ognuno di noi, a cominciare da noi: trattare questo tema difficile come ho sentito fare per esempio adesso da Fratelli d'Italia, accusando noi di essere figli solo del guadagno economico sugli immigrati, significa rifiutare questa visione della democrazia. E immagino che la vostra tesi – lo vedrete - finirà come le vostre tesi su Bibbiano, nello stesso modo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Lo dico in una giornata importante perché l'affermazione dei principi sui quali il Partito Democratico fonda la propria adesione incrollabile ai valori di democrazia e di libertà viene riaffermata in questo provvedimento e perché, con l'approvazione di questo provvedimento, come ha detto il collega Miceli nel suo bell'intervento per il voto di fiducia, vogliamo fare da argine ad una contrapposizione storica, sbagliata e pericolosa, tra diritti e valori fondamentali. Noi vogliamo combattere la contrapposizione tra i valori della difesa della vita umana e quello della sicurezza, tra il valore dell'accoglienza e quello del rispetto della legge: sono valori che per noi, in democrazia, devono e possono convivere. Noi pensiamo che questa contrapposizione che voi create tra la possibilità di difendere, contemporaneamente, il diritto alla vita, ad una vita dignitosa, e quello alla sicurezza e all'integrità di una nazione, noi pensiamo che questa contrapposizione sia figlia di un disegno politico lucido, calcolato, che noi rifiutiamo e che fa leva sulla paura. Lo hanno già detto i colleghi Palazzotto e Gennaro Migliore. E' un disegno non nuovo, non solo italiano, non solo contemporaneo blandire quella parte della popolazione più esposta alle crisi, resa più fragile, più insicura, più impaurita e, dunque, comprensibilmente più carica di paura ed infine di rabbia, semplificando la spiegazione di cosa sta succedendo loro, individuando nel fenomeno della immigrazione la madre dei loro problemi, nella società aperta il rischio di perdere la propria identità, nella riduzione dei diritti per una categoria di esseri umani la scorciatoia risolutiva. Questa impostazione nella storia è stata la madre dei nazionalismi, delle semplificazioni populiste e, infine, nell'apice della loro gravità, delle possibili derive autoritarie. Quando di una parte si fa il tutto, quando il giudizio su una persona, magari criminale, diviene il giudizio su un fenomeno, semplicemente si è su una strada che può portare ad un baratro.
Il decreto-legge che abbiamo in esame in materia di immigrazione interviene per correggere, per cambiare, per superare gli aspetti, secondo noi, più critici e più sbagliati e incostituzionali dei cosiddetti “decreti Salvini” che alla prova dei fatti - questa è la nostra opinione che qui vogliamo illustrare - hanno dimostrato la loro inconsistenza.
C'è ovviamente, come tutti sappiamo, un precedente istituzionale raro: al momento di promulgare la conversione in legge del secondo decreto, in una lettera inviata dal Presidente della Repubblica, contestualmente, ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio, il Presidente Mattarella aveva segnalato i profili che suscitavano rilevanti perplessità, auspicando quindi di fatto l'intervento del legislatore.
In particolare, si sottolineava nella missiva – che, come tutti noi sappiamo, è appunto un fatto inusuale - che la limitazione o il divieto di ingresso delle navi delle ONG possono essere disposti, ma nel rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia, con riferimento esplicito alla Convenzione di Montego Bay.
Non solo: il 9 luglio scorso, la Corte costituzionale ha poi dichiarato illegittima la norma che esclude i richiedenti asilo dall'iscrizione anagrafica, abolendo una delle parti più contestate da noi, in quest'Aula, all'epoca della prima “legge Salvini” sull'immigrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). La Consulta dice e dichiara l'incostituzionalità della norma che voi avete scritto per due motivi che noi qui, negli interventi che sono a verbale del capogruppo Graziano Delrio e di tutti noi, avevamo già elencato: l'irrazionalità perché quella norma non serve a controllare il territorio che è la finalità dichiarata del decreto; e poi per l'irragionevole disparità di trattamento, visto che rende più difficile per i richiedenti asilo l'accesso ai servizi anche ad essi garantiti; e ciò è esattamente quello che noi dicevamo allora.
E, ancora, il Ministro dell'Interno - il Ministro Lamorgese, alla quale mi permetto, spero a nome di tutta l'Aula, di rivolgere i nostri auguri per l'infezione da COVID che l'ha colpita (Applausi) - il Ministro osservava che quel decreto, invece di garantire la sicurezza dei nostri territori e delle nostre comunità - obiettivo che il decreto si proponeva - aveva stressato il sistema di accoglienza, al punto da renderlo inefficace, perché, di fatto, erano stati esclusi dai centri moltissimi immigrati finiti in una terra di nessuno. Noi, allora, ve lo ricorderete, ci mettemmo in quest'Aula una maschera bianca in viso per segnalarvi che stavate creando nel nostro Paese un nuovo esercito di invisibili, che sarebbero cresciuti, esattamente come poi è successo. Infatti, avete messo in una terra di nessuno, in condizioni di precarietà e di clandestinità, coloro i quali avevano un permesso di soggiorno per motivi umanitari e che, da un giorno all'altro, scaduto il permesso, si sono trovati in una condizione di illegittimità di fronte alla legge, senza diritti, senza doveri, nelle mani della criminalità. Avevamo ragione noi! E, cioè, il numero dei migranti scivolato nell'irregolarità per effetto delle vostre norme è cresciuto, e così è stato per migliaia di persone.
E, ancora, vi ricordo - lo ha già fatto Miceli – che qui voi vi ergete a difensori dei nostri confini ed in Europa i vostri amici di Visegrád sono i più duri oppositori della modifica del Trattato di Dublino, l'unica vera carta che potrebbe garantire parità di trattamento all'Italia rispetto agli altri Paesi europei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma, come è noto, ognuno è nazionalista a casa propria e dagli amici tra nazionalisti mi guardi Iddio.
Insomma, c'è un livello di divergenza tra di noi sul piano del confronto tra le priorità in tema di diritti, ma c'è anche un livello di confronto sull'inefficienza delle vostre norme, cosa che in genere accade quando si piega la norma all'ideologia e non ai valori. Noi esprimiamo nel testo un principio che alcuni di voi nella discussione in Commissione hanno dichiarato essere pleonastico, ma che noi consideriamo centrale: il rispetto degli obblighi costituzionali e internazionali in materia di rifiuto e di revoca del permesso di soggiorno; non è un vezzo, è la centralità del nostro agire e dei valori sulla base dei quali noi ci muoviamo sempre.
Noi siamo orgogliosi di aver introdotto il permesso di soggiorno per protezione speciale per le ipotesi nelle quali il rimpatrio comporti il rischio di essere sottoposto a trattamenti inumani o degradanti o quello della violazione del diritto alla propria vita privata, anche con riferimento ai rischi connessi al proprio orientamento sessuale o all'identità di genere. Non è soltanto un dovere per noi: è una conquista di civiltà, questo passaggio della norma che abbiamo introdotto. Noi abbiamo esteso il permesso di soggiorno per protezione speciale per queste nuove categorie e portato il permesso da uno a due anni e applichiamo, come da sentenza della Consulta, l'iscrizione del richiedente protezione internazionale all'anagrafe della popolazione residente. E' già stato richiamato il precedente che molti sindaci lo fecero già da soli, da voi considerati - quegli atti dei sindaci – incostituzionali.
Proseguiamo nell'azione di tutela dei minori non accompagnati, secondo la legge che noi abbiamo approvato nella scorsa legislatura e per cui l'Europa ci ha fatto i complimenti. Non posso citare tutto, sto concludendo, Presidente.
Quanto al soccorso in mare, il nuovo decreto-legge - ricordo, come ha fatto Erasmo Palazzotto, che nessuna delle ONG che voi condannate ha mai subito una condanna - prevede una deroga al divieto e al limite di navigazione quando si tratti di navi che abbiano effettuato operazioni di soccorso immediatamente comunicate al centro di coordinamento competente e allo Stato di bandiera, nel rispetto delle indicazioni della competente autorità per la ricerca ed il soccorso in mare. In conclusione, questo sento di dire di fronte a un dibattito così acceso per i valori che ho elencato all'inizio del mio intervento: non solo per il consenso si vive nella politica e per la politica, ci sono valori che travalicano la misurazione immediata del consenso. Non può essere questo l'unico faro che ci guida quando ci occupiamo dei diritti degli esseri umani, a prescindere da dove essi provengano, dal colore della loro pelle, dal loro credo religioso. Ce lo dice la storia. A me personalmente lo ha detto la storia che ho inciso nella carne della mia famiglia: ci sono valori che cementano una civiltà e che distinguono una fase della storia da un'altra, e quello della salvaguardia dei diritti umani per noi è uno di quelli. Vi ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).